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«Il 18 novembre 1943 fu costituito il Comitato clandestino di Bolgheri. Venne immediatamente allacciato alla base del Fronte di Liberazione di Piombino. I suoi membri furono: Filippo Masina, Alberto Rango, Otello Querci, Gaetano Berti e Giuseppe Paniccio. I primi collaboratori furono: Nilio Parenti, Alvaro Burlacchini, Arialdo Monticelli e Mario Scaramelli. Da quel giorno ebbe inizio il lavoro clandestino per l’aiuto ai patriotti. Nelle nostre macchie già da 15 giorni vagavano Giulio Parrini e Giulio Matteucci. Di famiglia non abbienti, essi, perseguitati dai nazi fascisti non avevano possibilità di aiutarsi direttamente e per ciò ebbero la prima nostra cura e furono il piccolo nucleo sul quale doveva poco dopo poggiare la nostra Banda. Le prime mosse furono difficili poiché i nazi fascisti sorvegliavano attentamente coloro che essi presumevano contrari alle loro idee. Le prime riunioni del C.L.N. avvenivano saltuariamente in casa Masina e alla macchia in località «Madonnina». Masina e Rango per le loro funzioni di lavoro potevano dar meno nell’occhio allontanandosi da Bolgheri, avevano modo di far propaganda e di istradare verso il nostro nucleo partigiano giovani sbandati o comunque perseguitati. Ad un certo punto, venendo a mancare i fondi e fattasi critica la situazione politica del posto poiché il fascio costituito aveva dei facinorosi, questo Comitato si rivolse alla base centro di Piombino per avere aiuti. Piombino che aveva una propria formazione ci rispose negativamente. In una accalorata riunione che facemmo alla macchia fu deciso di rompere il cerchio che era tra noi e i pochi collaboratori e di affrontare un presunto sovvenzionatore che pur conoscendo le sue idee e i suoi sentimenti non era ancora stato interpellato poiché i tedeschi lo sorvegliavano da vicino. Fu dato incarico a Berti Gaetano di fare una richiesta esplicita al predetto, Sig. Marchese Mario Incisa della Rocchetta. Avevamo assicurato il solido terreno alle nostre mosse e appagate le nostre aspirazioni. Il 15 Gennaio 1944 la nostra Banda poteva ormai considerarsi ufficialmente costituita poiché avevamo assicurato chi, anche se fossero occorsi sacrifici, l’avrebbe sovvenzionata e alimentata. Il nucleo della Banda fu talmente ingrossato che, conoscendo i sentimenti del Maggiore Italo Allegri, Comandante del Gruppo Carabinieri di Livorno e a Bolgheri sfollato poiché si rifiutò di servire lo pseudo governo repubblichino, gli offrimmo il comando militare della Formazione. Il Maggiore Allegri ne fu lieto e ne divenne un attivo e entusiasta Comandante. Il 10 Febbraio cominciò il lavoro clandestino per i collegamenti con le formazioni vicine. I detti collegamenti venivano effettuati da Masina e Rango che seguivano gli ordini di Piombino, Livorno e Firenze. Il locale Comitato faceva pressione alla base centro del Fronte di Liberazione di Piombino poiché in Castagneto Carducci e in Bibbona venissero costituiti i Comitati in quanto i due paesi già avevano alla macchia le loro formazioni. Ai primi di marzo, dopo molto arduo e difficile lavoro, i nostri addetti ai collegamenti riuscirono ad avere i collegamenti diretti con le formazioni che andavano da Follonica a Castellina Marittima. Risolti molti problemi mancavano ora le guide. Interpellati il Signor Scotto Silvano, addetto militare, che abitava a S. Vincenzo, esso ci promise di venirci incontro; ma passati circa 20 giorni di attesa e non vedendo nessuno, addestrammo nuovi collaboratori; Mariotti Ivo e Fatticcioni Antenore al servizio di collegamento. Il 5 Aprile, dal presidio Tedesco di Bolgheri riuscimmo a fare evadere 5 prigionieri Russi, tra i quali un Maggiore medico, 2 Veterinari e un Insegnante. Citiamo questo caso poiché l’organizzazione della loro fuga ebbe fasi drammatiche dato gli elementi che essi erano e perché questi si resero molto utili alla formazione di S. Carlo alla quale furono stradati. Il 18 di Aprile ci giunse un messaggio dai dirigenti di Piombino che la formazione del Frassine comandata dal Maggiore Chirici trovavasi in difficoltà per mancanza di pane. Ancora una volta ci rivolgemmo al Marchese Incisa e datoci 160 chili di farina la caricammo su più biciclette e la portammo alla predetta formazione. Alla nostra formazione due altre fonti di alimentazione si erano aperte: i Conti Ugolino e Giorgio della Gherardesca mandavano generi vari di prima necessità. I primi di maggio i dirigenti del fronte di Piombino acquistarono una macchina tipografica per la compilazione di volantini e fogli di informazioni. La macchina costò 10mila Lire. Il C.L.N. di Bolgheri mandò 4mila Lire. Le somme di denaro affluivano a questo Comitato con abbondante copia poiché la cerchia dei collaboratori si era allargata. Il 15 maggio, il Consorzio Agrario di Cecina ordinò al Campolmi, depositario dell’olio ammassato di consegnarlo per l’esportazione. Il Comitato dette ordine al Campolmi di non consegnare l’olio e obbligò il commissario del fascio di Bolgheri, Carlo Caroti a fare revocare l’ordine di esportazione e il Comitato fece la distribuzione razionata alla popolazione. Ormai può dirsi che il Comitato aveva in mano il Paese anche se i fascisti e i tedeschi si dimostrarono più aggressivi. La formazione intanto si era ingrossata: vigilava e operava. Al Comandante Allegri si era affiancato Otello Querci per provvedere alla parte politica e amministrativa. Giuseppe Paniccio era il raccordo continuo tra la formazione e il C.L.N. Il primo giugno Masina e Rango, chiamati urgentemente, presenziarono a un importante convegno inter-Comitati: era imminente l’ora della liberazione. Portarono dalla riunione dei manifesti da lanciare alla popolazione per annunciare il prossimo evento. Furono lanciati il 4 giugno alle ore 8 e 30 del mattino da Masina Filippo, Papi Vitige, Scaramelli Mario, e Cartei Natale. L’effetto ottenuto fu quello sperato con visibile dispetto dei fascisti e dei tedeschi. Sette soldati, un milite repubblicano e 18 soldati russi raggiunsero la nostra formazione. Il 25 Maggio il sergente repubblicano Pelosi, di stanza a Bolgheri e il già Commissario Luigi Caroti denunciarono per scritto all’ufficio politico della federazione il Maggiore Allegri, Rango Alberto ed altri per opera sobillatrice contro i nazi fascisti. La sorveglianza degli sgherri nazi fascisti si fece più acuta; quasi tutti i membri del Comitato raggiunsero la formazione e al gravoso compito della alimentazione della Banda e per le principali questioni del paese provvidero i collaboratori Parenti Nilio, Scaramelli Mario, Rango Antonio, Corti Adriano, Monticelli Araldo, Sergi Magnani e Papi Vitige. Il 29 Giugno la formazione operando di concerto con gli Alleati occupò il paese. Fu provveduto al servizio d’ordine e i Partigiani senza rappresaglie ma con la dovuta giustizia provvidero subito a fermare i principali artefici dell’asservimento del paese ai tedeschi. La formazione dopo breve tempo fu smobilitata: a tutti i componenti fu dato un premio che pur modesto che fosse ascese ad una somma di lire 24.400. Dalla posizione clandestina, il C.L.N. divenne l’ente legale e la Autorità del paese. Sistemate le questioni politiche venne subito provveduto alla grave e deficitaria situazione alimentare. Fu distribuito del gran turco a tutti i tesserati del paese; il molino che già da molto tempo non funzionava, per mancanza di energia elettrica, venne provvisoriamente dotato di un locomobile; mediante una stretta intesa con la nuova amministrazione comunale si sistemarono i piani del tesseramento e le nuove carte annonarie e nel limite del possibile si iniziarono le nuove distribuzioni. Mediante spontanee elargizioni il Comitato poté avere a sua disposizione una somma di 60 mila lire. Subito fu provveduto a venire incontro ai sinistrati, agli ammalati e indigenti».
(Relazione sull’attività del Cln Bolgheri, inviata dal Cln Bolgheri al Cln Livorno il 4 agosto 1945)